Fava, Favino, Favetta - Vicia faba L.


La Fava come pianta alimentare è stata utilizzata dall’uomo nell’area mediterranea e medio-orientale in tempi molto remoti. Nell’antichità e per tutto il Medio-Evo, fino al secolo scorso, le fave secche cotte in svariati modi hanno costituito la principale base proteica alimentare di molte popolazioni. La loro composizione media è, infatti, la seguente: sostanza secca 85%, sostanze azotate 23-26%, ceneri 3%, grassi 1,2%, fibra grezza 7%, estrattivi in azotati 48%.

La fava si adatta bene a terreni pesanti, argillosi, argillo-calcarei; rifugge da quelli sciolti e poveri di humus, organici, soggetti ai ristagni di acqua.
La semina autunnale va fatta in modo che le piantine abbiano raggiunto lo stadio di 3-5 foglie prima dell’arrivo dei freddi. Nelle regioni centrali l’epoca ottimale di semina è tra ottobre e novembre. Eventuali semine primaverili (in realtà a fine inverno) vanno fatte quanto prima possibile per anticipare il ciclo e sfuggire alla siccità.
Nella coltura ortense la fava a seme grosso è seminata a postarelle, deponendo 3-5 seme per buchetta in 4-5 buchette a metro quadro.
Tra le cure colturali che (non sempre) si fanno ricordiamo le sarchiature, una leggera rincalzatura, la cimatura.
L’epoca di raccolta è la metà di giugno nell’Italia meridionale, la fine di giugno in quella centrale, la metà di luglio nell’Italia settentrionale con semina primaverile. Quella dei semi secchi si fa quando la pianta è completamente secca.

Le principali e più frequenti avversità nelle quali può incorrere la fava sono le seguenti.
Antracnosi: gli attacchi più gravi sono quelli sui baccelli sui quali forma tacche necrotiche e depresse, nerastre, che si estendono ai semi in formazione.
Ruggine: si manifesta sulle foglie e sugli steli con la comparsa di pustole rugginose.
Mosaico: diversi virus provocano le malattie del mosaico sulla fava.
Orobanche: è una fanerogama parassita che infligge nelle radici della fava i suoi austori con i quali sugge la linfa elaborata dalla leguminose.
Afide nero: infesta la fava, e molte altre piante, formando colonie di afidi neri che portano le piante a grave deperimento oltre a trasmettere alcune virosi.
Tonchio: gli adulti depongono le uova sui giovani baccelli; le larve neonate forano i carpelli per raggiungere i semi all’interno dei quali si sviluppano scavandovi gallerie; al termine del ciclo gli adulti sfarfallano dai semi perforando i tegumenti seminali.

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